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Monsignor Giuseppe Faè (1885-1966)

A Lui è dedicata la sede del Gruppo Alpini ed Artiglieri di Montaner, inaugurata nel 2010. Si vedano le foto nella galleria fotografica.

 

Giuseppe Faè nacque a Campomolino, frazione di Gaiarine (TV), il 4 marzo 1885.

Entrò in seminario nel 1899 e fu ordinato sacerdote nel 1909. Cominciò la sua carriera ecclesiastica come cappellano a Farra di Soligo, successivamente fu direttore del patronato di Ceneda. Parroco a Corbanese per 11 anni, vivrà la tragedia della Prima Guerra Mondiale da soldato semplice avendo rifiutato i gradi che gli spettavano come cappellano militare.

Passò poi a lavorare nell'Azione Cattolica di Vittorio Veneto e nel settimanale diocesano “L'Azione”, di cui fu direttore nei primi anni Venti.

Il 22 gennaio 1927 venne mandato a reggere la parrocchia di Montaner, piccolo centro tra le montagne, una sorta di confino ecclesiastico per la sua presa di posizione antifascista sulle pagine del giornale della diocesi.

La sua attività in questo paese lasciò fin da subito una profonda traccia.

Si adoperò per il miglioramento delle strutture e dei servizi: diresse i lavori per la costruzione di un asilo, un orfanotrofio, una chiesetta, intitolata a San Giovanni Bosco, e una saletta, poi adibita a teatro e cinema. Tutto questo era già funzionante nel 1945, finanziato perfino dal governo Mussolini nonostante il dichiarato antifascismo del monsignore (e questo può stare a indicare sia l'interesse che Giuseppe Faè sentiva per il paese, così ampio da varcare i confini e le antipatie politiche, sia il suo temperamento deciso e risoluto. La sua forte personalità, il suo spiccato carisma e i suoi atteggiamenti autoritari e rigidi contribuirono a creare il ruolo di guida non solo spirituale, ma anche sociale e culturale che egli rappresentò per la popolazione montanerese. Simboleggia la figura di un parroco, dunque, a cui non veniva richiesta solo l'assistenza morale e pastorale, come può essere la celebrazione di un rito o una benedizione, ma anche di provvedere alle esigenze fisiche e materiali della comunità, di mantenere i rapporti con il mondo esterno, di essere intercessore e rappresentante.

Intorno ad una tale effigie il paese trovò coesione, soprattutto in un momento drammatico quale fu la guerra civile, scoppiata dopo l'8 settembre 1943.

Ultimo aggiornamento (Domenica 22 Luglio 2012 16:27)

 

Breve storia di Montaner

Ubicata nella fascia nord occidentale della provincia di Treviso, ai confini con il Friuli e a ridosso del Cansiglio, il paese di Montaner è una frazione del comune di Sarmede, nella Marca trevigiana, che complessivamente conta poco più di 3000 abitanti e si estende su una superficie di 17,94 chilometri quadrati, dai 100 a oltre 1100 metri di altezza. Il centro abitato del capoluogo si trova a 100 metri di altezza, quello di Montaner a oltre 300. Quella di Sarmede è un'origine antichissima che risale all'età del bronzo. A dircelo sono ceramiche, frecce, selci, ritrovate in cima al Castelir, un colle che sormonta la bella zona delle "levine rosse", i cui abitanti, alle origini del mondo, furono inghiottiti e risucchiati al centro della terra, dice la leggenda, in quanto lussuriosi ed amorali. Dal colle si domina la pianura e i borghi vicini mentre poco lontano vigilano i monti Cavril (998 m.) e Oliver (1123 m.). I nuclei abitativi si svilupparono attraverso i secoli in cinque frazioni oltre a Sarmede. Esse sono Palù, Rugolo, Montaner e Val, riunite a comune unico in età napoleonica, nel 1810.

Il centro più impVeduta della chiesa parrocchiale da Borgo Ranèortante sino al secolo scorso è stato Rugolo, dove di recente si sono trovati reperti di epoca romana. Ricordiamo, a memoria di quanto detto, un cippo, trovato a Palù, e intitolato Poblicius Germanus. Secondo gli storici, il toponimo di Sarmede deriverebbe dalla popolazione barbarica dei Sarmati, che arrivarono attraverso le grandi vie di comunicazione vicine al borgo. In seguito giunsero anche i Visigoti, gli Unni e i Longobardi. In tutta la zona pedemontana si sviluppò la fede cristiana grazie alla vicina Aquileia, tanto che nel VI secolo d.C. la prima pieve fu dedicata ai SS. Aquileiesi, Canziano, Canzio, e Canzionilla. La pieve più antica fu quella di Rugolo, dove è stata eretta una chiesa dedicata a San Giorgio, costruita sui resti di un antico sacello. Oggi vi sono conservati il soffitto e gli affreschi delle pareti, forse risalenti al 1400, dipinti da Andrea Da Treviso, mentre al centro c'è una bellissima tela dedicata a San Giorgio dipinta dal Dall'Olio (1756). La famiglia Da Rugolo fu una del le più importanti della zona i cui componenti: Francesco, Agostino, Paolo, sono citati nei documenti che raccontano la storia di questo paese, sino al 1400. Nel Medioevo crebbe di importanza la frazione di Val arroccata in cima ad una collina. Il nucleo abitativo si sviluppò attorno ad una chiesetta consacrata, Santa Cecilia del Colmello. Poco lontano sul colle della Jerona c'era il castello della Montanara eretto nel 958, dai Longobardi. Poi arrivarono i Franchi il cui capo era Guitcillo da Montanara. Il figlio Guido si rese famoso per il suo coraggio. Salvò la vita all'imperatore di Sassonia che lo ricompensò assegnandogli la Rocca di Montanara. I suoi eredi abbandonarono il colle per andare in pianura verso Oderzo, esattamente in località Camino, dove edificarono un castello chiamato poi Da Camino, dando origine ad una nuova stirpe. Montaner (da Montanara) divenne proprietà dei Caminesi di Serravalle, per finire nel 1339 alla Repubblica di Venezia. La chiesa di questo borgo fu nominata parrocchia nel 1600, poco prima dell'epidemia che decimò la popolazione nel 1630. Tutto il territorio fu sotto il dominio dei signori del luogo: citiamo i Piccoli di Ranè che fecero erigere un bel palazzo distrutto poi dal terremoto, sino all'annessione al comune di Sarmede che crebbe di prestigio. Alla fine del 1800 vi fu un notevole incremento sia agricolo che commerciale. Furono fondate la cassa rurale e la cooperativa di consumo. Durante la prima guerra mondiale, Sarmede fu centro di smistamento molto importante, mentre nell'ultimo conflitto ospitò gruppi di partigiani. Furono catturati dai fascisti  il parroco Giuseppe e la sorella Giovanna Faè. La sorella non fece più ritorno, probabilmente perse la vita nel campo di concentramento di Dachau. Seguirono anni di progresso: nella zona sorsero nuovi insediamenti produttivi. Dal 1969, dopo la morte di Mons. Giuseppe Faè, la comunità si divise per motivi religiosi. E’ di questo periodo l'abbandono da parte di numerosi cittadini della religione cattolica: nacque così la comunità ortodossa. Sarmede ospita la ormai nota manifestazione, la "Mostra Internazionale dell'Illustrazione per l'Infanzia", che vede anche maestri di grande prestigio. Senza ombra di dubbio è una delle manifestazioni culturali più importanti della provincia. Ne fu fautore ed organizzatore, in collaborazione con la Pro Loco sarmedese l'illustratore Stephan Zavrel di recente scomparso a causa di un incidente, di lui sono visibili degli affreschi realizzati sulle facciate esterne di alcune case e la "meridiana" dipinta sul lato della Casa Comunale.

Ultimo aggiornamento (Domenica 22 Luglio 2012 15:38)

 

A Montaner era attivo negli anni 50 dello scorso secolo un nucleo di iscritti alla Sezione di Vittorio Veneto dell'Associazione Nazionale Alpini il cui portavoce era Meno Corpo (Domenico Da Ros).  Nel gennaio 1963 si è costituito con 70 iscritti l'attuale gruppo, alla guida di Oreste Pagot (Oreste Pizzol) conoscente del presidente della Sezione di Vittorio Veneto dott. Salvadoretti. In tale circostanza era stato deciso di organizzare la festa del gruppo montanerese la prima domenica del mese di gennaio. Il periodo era determinato dalla possibilità di sfruttare le ferie natalizie per avere la massima presenza di iscritti in paese, molti dei quali lavoravano nelle miniere all'estero. La cerimonia di costituzione si svolse in concomitanza con quella del sacello di Santa Barbara, patrona dei minatori, presieduta dal parroco dell'epoca Mons. Giuseppe Faè, che fu tra gli iscritti e co-promotore del nuovo gruppo alpini. Il rinfresco venne effettuato presso l'ex circolo Enal, all'epoca gestito da Oreste Gabana (Oreste Zanette) che aveva un'invalidità ad una gamba.

Tra le iniziative che ricordo con piacere è quella avviata dopo il 1985, quando sono diventato capogruppo, relativa all'estensione della gita annuale in montagna con la consumazione del rancio confezionato al campo dai partecipanti, non solo agli iscritti, ma a  tutta la popolazione locale, per promuovere l'unità del paese, diviso dalle note vicende religiose tra ortodossi e cattolici. Devo dire che la cosa ebbe successo e contribuì alla riunificazione del paese superando le dolorose barriere ideologiche che si erano create. (tratto da un'intervista a Gregorio Zanette).

Ultimo aggiornamento (Martedì 08 Gennaio 2013 10:04)

 

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