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Ma chi era Mons. Giuseppe Fae'?
Postato il Thursday, 02 June @ 00:38:03 CEST di fabrizio

Religione Anonimo ha scritto "Di seguito si riporta integralmente un articolo del quale si sconosce l'autore, conservato in un archivio privato, apparso sul quotidiano "Il Gazzettino" il 16 dicembre 1966, giorno dei funerali di Mons. Giuseppe Faè, intitolato (E' morto Mons. Fae' parroco di Montaner).

Giuseppe Faè, parroco di Montaner, il piccolo paese abbarbicato alle pendici del Cansiglio, è morto, tra il compianto dei suoi parrocchiani, nella notte di martedì 13 dicembre 1966.
Ordinato sacerdote nel 1909, venne subito inviato a Farra di Soligo. Dal Quartier del Piare fu trasferito a Vittorio Veneto, alla Cattedrale di Ceneda, dove rimase due anni come direttore del Patronato.
Nominato parroco di Corbanese, vi rimase per undici anni, per fare ritorno al centro della diocesi quale coadiutore in seno all’Azione cattolica e al settimanale diocesano "L'Azione”. Finalmente il 22 gennaio 1927, venne nominato parroco di Montaner, da dove solamente la morte ha potuto portarlo via.
A Montaner don Giuseppe Faè ha espresso il meglio di se stesso; ha estrinsecato tutte le immense doti di virtù, di cuore, di carità, di coraggio e anche civile di cui era in possesso.
Le pagine più belle della sua esistenza terrena le scrisse, autore involontario purché troppo alieno all’esibizionismo, proprio nel paesino abbarbicato sul Cansiglio...


A rileggerle, quelle pagine, si riscontrano tutte quelle realizzazioni a favore degli abitanti del luogo, degli emigranti, della gioventù, degli orfani, dei Morti. Ed una delle più belle pagine dedicate all'eroismo, sorretto da fede incrollabile in Dio, dimostrato nel periodo più cruento della lotta intestina, subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Don Giuspppe Faè fu al centro, ancora una volta in volontariamente, solo per amore del prossimo più perseguitato, della costituzione dei primi nuclei di partigiani. Passò per «prete rosso perché le formazioni partigiane operanti sul Cansiglio erano prevalentemente di ideologia politica di sinistra., Ma "prete rosso” divenne poi, nella tacite euforia interpretativa dell'immediato dopoguerra, sfruttati da certa parte, perché nei giorni immediatamente susseguenti all’ armistizio, quelli che bussarono alla porta della povera canonica di. Montaner non avevano colore politico, l'unico colore che dimostravano di avere era quello terreo della paura, dipinti nei volti straniti di uomini che, tutto avevano perduto.
L'eroismo doveva venire molto più tardi, una volta tutto organizzato, tutto reso più semplice dalla paura che ora si leggeva nei volto dell'avversario. E proprio nel momento di questa seconda paura, don Giuseppe Faè fu imprigionato, seviziato, privato di quell'unico affetto terreno — la sorella Giovanna — Che s'offrì in suo luogo, in olocausto, per lenire l’odio nazista.
II 3 maggio 1945 i suoi paesani poterono riabbracciarlo come un eroe. come un mito. La perdita della sorella diletta, le sofferenze patite in carcere, non fiaccarono mai il suo spirito. Rimboccare le maniche, riprese ad infondere coraggio agli sfiduciati. Riprese a costruire, a fare. Ricostruire e fare fino a che la morte ed essa sola, lo ha arrestato .
Oggi, venerdì 16 dicembre, alle ore 15, muoveranno dalla parrocchiale i suoi funerali. Al loro seguito saranno tutti quelli di Montaner, perché tutti, di qualsiasi parte, molto hanno avuto e molto hanno appreso dal loro don Giuseppe, che andava più fiero della sua tonaca lisa che dei titoli di Prelato domestico di Sua Santità e di cavaliere della Corona d'Italia. "

 
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